martedì 29 agosto 2017

ZANZIBAR, a chilling holiday

Quest'anno vi racconto Zanzibar.
Volete una meta lontana, non troppo costosa, con un clima fantastico e un mare strepitoso? è Zanzibar.
Inizialmente non mi aspettavo molto, e ho scelto questa meta perchè avevo voglia di un mare speciale (l'oceano Indiano lo è) e di un posto tranquillo a basso rischio sanitario, dato che avrei portato con me i miei figli. Vi dico già che ci sono meno zanzare a Zanzibar che in Valpadana.

 Partiti da Venezia con Oman Air (le linee aeree degli arabi sono sempre supersoniche), scalo a Muscat in Oman, due voli da 6-7 ore ciascuno e si arriva al fatiscente aeroporto di Zanzibar... dopo quelli visti in Egitto non mi sono particolarmente scomposta, ma è tipo una baracca dove si fa tutto a mano (la consegna delle valigie è stata demenziale, gli addetti scaricano a braccia dall'aereo e ti portano la valigia direttamente, ammassandole in un angolo).
Avevo concordato il pick up in aeroporto con l'hotel, o meglio un bed & breakfast piuttosto intimo a nord est dell'isola.
Non amo i grandi resort, per cui ho scelto questa piccola struttura, 13 capanne in mezzo al verde e a ridosso della spiaggia, gestito da due italiani, con ristorante, bar e forno a legna (facevano delle pizze spaziali).



Con il nostro simpatico autista abbiamo attraversato l'isola, da sud verso nord, una lunghissima strada (una delle poche) che ti porta tra le capanne, le baracche di fango e pietre, le palme, le capre, le risaie, l'assoluta povertà dilagante, sia in città che in campagna, per circa un'ora fino alla spiaggia di Pwani Mchangani. 
Lì ti sale il magone e pensi, ok ci saranno pure africani che non scappano dalla guerra, e qui di guerra non c'è mai stata neanche l'ombra...ma io rimarrei mai a vivere in un posto così privo di ogni speranza?
Bisogna dire che a contrastare con tutto questo c'è il colore sgargiante degli abiti delle donne e l'eterno sorriso che tutti hanno stampato sulla faccia, hakuna matata.



Arrivati al Waikiki Resort non ci pareva vero...un'oasi deliziosa di fronte a un mare caraibico dai colori eccezionali.



Abbiamo alloggiato in una capanna tutta per noi...potevi uscire direttamente scalzo, avevi già i piedi sulla sabbia ed eri a 70 metri dal mare. In parte ai nostri lettini di legno avevamo il ristorante all'aperto, dove potevi mangiare sempre con i piedi sulla sabbia, un paradiso. La cucina strepitosa. 



La temperatura a fine agosto-inizio settembre è eccezionale: siamo in bassa stagione, invernale e secca, quindi circa 29 gradi di giorno, fa caldo ma non si suda e non abbiamo mai acceso l'aria condizionata.
Per il resto poca gente, pace, tranquillità e hakuna matata!



I nostri beach boys (ragazzi del posto che lavorano organizzando escursioni per i turisti) erano particolarmente simpatici, abbiamo fatto subito amicizia e ci siamo fatti accompagnare nei luoghi che ci sembravano più interessanti. I masai (finti) sono molto più marpionazzi.
Ho scoperto che Zanzibar è il paese per eccellenza per il turismo sessuale femminile: assolutamente sicuro e pieno di ragazzotti del posto palestratissimi (li vedi che improvvisano attrezzi con ogni cosa per pomparsi, credo non esistano nemmeno le palestre a Zanzibar).
Credo puntino a far innamorare qualche turista per farsi portare via da lì, e chiamali scemi.



Abbiamo spaziato dalla barriera corallina, al villaggio adiacente, alle rinomate spiagge del nord ovest e poi giù a Stone Town, fino a sud.



Le maree sono il punto forte di Zanzibar: quando il mare si ritira scopre la barriera corallina, e con le apposite scarpette da scoglio (indispensabili!) è possibile camminare per oltre un km verso il largo. I paesaggi e le meraviglie del mare che abbiamo potuto vedere in queste passeggiate di ore e ore sono indescrivibili. Stelle marine enormi e cicciotte di tutti i colori, pesciolini Nemo, coralli, ricci di mare (ocio).



Abbiamo deciso di provare anche il Blue Safari, una nota escursione che si svolge partendo da Fumba a bordo di piccole imbarcazioni in legno a vela latina (tradizionali dell’Oceano Indiano) guidate dai pescatori locali, i dhow. In vari punti è possibile tuffarsi e fare snorkeling tra i pesci della barriera corallina. In navigazione siamo stati affiancati dai delfini, questi mari ne sono pieni.
Siamo arrivati a Nakupenda (l'isola che non c'è) una lingua di sabbia che emerge solo con la bassa marea, nella riserva naturale di Menai Bay.
Ci hanno allestito delle tende con un buffet di frutta (la frutta a Zanzibar è spaziale!!! i manghi più buoni del pianeta), abbiamo fatto dei bei bagni e poi in fretta e furia siamo scappati sulle barche perchè l'isola su cui stavamo è letteralmente sparita sotto i nostri occhi, sommersa dal mare.

 Abbiamo proseguito in barca verso la laguna blu, nascosta nella foresta di mangrovie, per fare dei tuffi, e poi siamo sbarcati sull'isola di Kwale, dove ci hanno preparato una meravigliosa abbuffata di gamberi, calamari, polpo, cicale e aragoste, servite sulla spiaggia sotto un gazebo.
Lì si può ammirare il colossale baobab ultracentenario che domina l’isola. Poi un giretto al mercato per acquistare qualche pareo e il ritorno completamente  a vela: esperienza davvero unica.




I giorni successivi abbiamo visitato anche la parte nord dell'isola, le spiagge di Kendwa, che si dice siano le più prestigiose di Zanzibar (con i resort più costosi). Da qui abbiamo potuto ammirare uno splendido tramonto, che dal nostro lato non si poteva vedere, ma continuo a preferire di gran lunga la nostra spiaggia a est, molto più tranquilla e selvaggia.

Anche i miei ragazzi sono rimasti entusiasti: se cercate una vacanza rilassante ma non con il solito banalissimo mare, questo è il posto giusto che fa per voi. Occhio ai ricci!