domenica 9 settembre 2012

GULF OF MEXICO AND PANHANDLE BEACHES, Florida on the road


Dopo aver visitato le Everglades raggiungiamo la costa ovest della Florida, sul Golfo del Messico, e la nostra prima tappa è Marco Island.



La ricchezza sfrenata di Marco Island ci sorprende da subito: ville strepitose, un campo da golf dietro l’altro (pare sia la cittadina con più campi da golf pro-capite di tutti gli USA), giardini leccatissimi, palme...la cosa che ci colpisce in Florida (come in altri stati americani) è che non hanno il concetto della cancellata: non c'è quasi mai nulla che delimiti le proprietà, anche le più sfarzose, e credo sia un ulteriore indice della loro apertura mentale e del loro rispetto sociale. Fuori di casa hanno decorazioni, suppellettili e installazioni anche molto costose a portata di tutti, ma nessuno osa rubare o rovinare le proprietà altrui. Ci ritroviamo sempre a pensare che in Italia ogni cosa del genere non passerebbe la notte.

Ci rechiamo al visitor Center dove una vecchina gentile che mangiava crackers (chissà dove li ha trovati qui dei crackers???) ci fornisce qualche indicazione sulle spiagge pubbliche.

 
Seguendo il suo consiglio raggiungiamo la public beach più a sud, troviamo un bel parcheggio a pagamento dove ci infiliamo i costumi e utilizziamo gli onnipresenti WC (sono dappertutto, gratuiti, puliti, non manca mai la carta e c'è pure l'hand sanitizer per le mani, come nei nostri autogrill insomma).
Finalmente ci buttiamo in spiaggia…la sabbia è bianca e composta solo di tanti pezzettini di conchiglia, impressionante. Anche le conchiglie intere che vi si trovano sono stranissime, sembrano delle cozze enormi!
Ho la bella idea di portarne a casa alcune col risultato che ci puzzeranno la macchina di pesce morto fino all'ultimo giorno.

 
Facciamo il nostro primo bagno nel golfo del Messico: l’acqua è caldissima da fare impressione, si sta benissimo e i bambini si sfogano un bel pò.
Dopo esserci abbrustliti per bene al sole andiamo allo Starbucks prestigioso di Marco Island, dove io e i bimbi pranziamo con un fresco Frappuccino Crumble Cookies (la novità dell'anno) mentre Claudio salutista si prende un’insalatona Caesar al Mac di fronte. I salutisti vanno al mac per trovare un'insalata, pensa un po' qui come stanno messi.

  
 Dopo pranzo si riparte e raggiungiamo Naples, facciamo check in al Ramada Inn, davvero un bellissimo hotel con una vegetazione tropicale stupenda.


 
Ci facciamo spiegare dal receptionist del desk come raggiungere le spiagge pubbliche e poi andiamo al mare, a pochi passi dall’hotel. Anche qui le case sono spettacolari. Mi fanno impazzire le cassette della posta a forma di lamantino, di cavalluccio marino o di delfino.
Pure qui troviamo subito un bel parcheggio, in genere si paga sui 2 dollari all'ora.


 La spiaggia è meravigliosa, ci sono pellicani, gabbiani dalla testa nera, ibis, e conchiglioni di ogni tipo che però non possiamo e non vogliamo raccogliere perché contengono tutti il loro bel pagurotto vivo.


Questi paguri oltre alla spettacolare conchiglia sulla schiena hanno delle faccine buffissime, non gli si farebbe mai del male e ogni volta li rimettiamo subito in mare, commossi da tanta tenerezza.
Hanno degli occhietti ridicolissimi e il beccuccio, poverini!


Dopo qualche ora di splendido mare rientriamo in hotel e i bimbi si tuffano in piscina per altri bagni scatenati. La piscina è tutta nostra, tra le palme, e ci rimaniamo fino a sera.
Stavolta si cena in camera (una stanza davvero enorme) con riso, parmigiano e piselli, per stemperare i grassi della cucina americana. Negli Usa per vari motivi è consigliabile scatenarsi a colazione e stare leggeri alla sera.


Al mattino facciamo un giretto nella palestra gratuita dell’hotel e poi ci abbuffiamo in una ricca colazione all’americana con waffel, donuts e bagel al burro salato.

 Dopo un altro giretto sulle spiagge di Naples (visitiamo il pier principale, affascinante nella luce del mattino) e per le vie residenziali del centro, pullulanti di superville da lasciare senza fiato, partiamo per Captiva Island. Una postilla: le vie delle cittadine americane sono numerate, ma i numeri spesso sono messi alla rinfusa e se ci sono anche i punti cardinali associati diventa peggio che orientarsi nella foresta pluviale. Nemmeno il tomtom ci si raccapezzola. Se cercate un posto preciso dovete affidarvi solo alla fortuna.


 

Arrivati a Sanibel il tempo si fa incerto per la prima volta dopo il temporale di Miami, fa comunque caldissimo e l’umidità è alle stelle. Prova a piovigginare ma ecco che esce di nuovo il sole. Non solo qui sì che sanno seriamente cosa sono i temporali, ...sono pure campioni indiscussi del tempo variabile.

Facciamo un giro sulle spiagge di Captiva Island che ci aspettavamo molto più belle.
Riscendiamo quindi verso Sanibel dove il tempo migliora nettamente, facciamo tappa a Bowman Beach  ma a parte gli spettacolari stormi di pellicani,  non restiamo particolarmente impressionati.


 Proseguiamo e troviamo delle spiagge mozzafiato vicino alla punta sud dell’isola, nei pressi del faro, con un’acqua caraibica. Il mare è calmissimo, sembra una piscina.
 Il cielo è di un azzurro intenso e l’acqua di un verde quasi innaturale…caldissima, e si tocca fino ad arrivare molto lontani da riva, per la gioia dei bambini.

 
Io sono sempre un po’ guardinga per paura degli squali, ma finora entrando in spiaggia abbiamo visto solo bandiere gialle e nessuna bandiera viola, quindi sono abbastanza tranquilla...al massimo potremmo essere i primi ad avvistarne uno (...).
Anche qui a Sanibel ci dedichiamo alla ricerca di conchiglie da portare a casa ma le troviamo sempre ripiene di pagurotti buffi e non si può fare.
Dopo la maledizione degli alligatori invisibili inizia quella delle conchiglie animate.

Decidiamo di andare a vedere il Lighthouse Park Beach attraversando una specie di foresta tropicale. Troviamo altre spiagge bianche meravigliose, ci sono aironi e pellicani ovunque che entrano in acqua insieme a noi.


 Per la prima volta scorgiamo un nido di tartaruga marina sulla sabbia, transennato con delle corde colorate, ma ne vedremo molti altri di qui in avanti.
Partiamo per Fort Meyers, e appena arrivati ci fermiamo a pranzare da Mac Donald’s con una bella insalatina South West e una golosissima Coppa Rolo! Ci fermiamo in un negozio lì vicino per acquistare il magnetino e una maglietta per Claudio. Siamo gli unici a girare con le felpe allacciate in cintura, del resto siamo gli unici italiani. Solo noi non siamo abituati a passare dai 40 gradi esterni ai 17 che questi pazzi si tengono nei negozi e nei ristoranti. Per non parlare degli hotel: prima cosa appena entrati in camera consigliamo di spegnere il condizionatore e aspettare che la stanza perda la connotazione di cella frigorifera. Mai accesa l'aria una notte...è talmente tanto il freddo accumulato dai muri che non si riesce a scaldare l'ambiente.

Ci mettiamo quindi alla ricerca di una bella spiaggia, e ne troviamo una magnifica, enorme, non c’è anima viva, abbiamo le palme e delle spettacolari villette in legno alle spalle e un mare trasparente tutto per noi davanti…l’acqua è bollente, si sta da dio! questo sì che è vero mare come lo intendo io.

 
 Veniamo circondati da gabbiani mentre i pellicani ci passano vicinissimo volando finchè nuotiamo e pescano radenti all'acqua vicino a noi, che meraviglia...quasi mi commuovo.

 
 
I bambini ne fanno di tutti i colori, poi si va in hotel, il Best Value inn di Fort Meyers.
 Come speravamo, anche qui c’è la piscina ed è tutta per noi quindi i figli ci si tuffano fino a sera. Nel frattempo io mi avventuro a fare lavatrici e asciugatrici con i miei 8 quarters, che impresa titanica.
Di asciugatrici ne serviranno due, ma almeno ora tutto è di nuovo pulito e non c’è più nulla di sporco che puzza in valigia, a parte le cozze pantagrueliche di Marco Island.

 Claudio va a fare un po’ di spesa al Walmart e quando torna per la cena i bimbi sono completamente addormentati dopo tanto nuotare e saltare e non riusciamo nemmeno a svegliarli per farli mangiare.
Quindi ceniamo solo io e lui con del couscous in camera confidando in un’abbondante colazione per tutti il giorno dopo.

Purtroppo al mattino Martino si sveglia con un forte mal di pancia e poichè conosco i miei polli, capisco subito che è una crisi acetonemica: troppo movimento, troppe nuotate e ieri sera, crollato dopo la doccia per la stanchezza, ha anche saltato la cena. Non ho proprio dubbi e gli dò del biochetasi. Come previsto poco dopo vomita e iniziamo a reidratarlo lentamente con il cucchiaino, intanto gli metto una supposta di Peridon per bloccare il vomito.

Rimandiamo la partenza di qualche ora e lo facciamo dormire finchè non si riprende a furia di acqua zuccherata e frosties…tanto per il check-out abbiamo tempo fino alle 11.
Verso le 10 si sente decisamente meglio e vista l’ora propizia del fuso contattiamo i nonni con Skype mentre Claudio trova il tempo di scaricare Kyes per collegare il mio Galaxy all’autoradio, finalmente abbiamo la musica in macchina...ma chi si aspettava negli usa l'autoradio senza presa usb?

Alle 10 e mezza riusciamo a partire e ci fermiamo per una colazione alla Waffle House dove mi prendo un enorme pecan waffle con lo sciroppo, squisito.

 
Martino dorme e poi si rifocilla con fette di pane e frosties presi dalla colazione dell’hotel ,che lo fanno lentamente riprendere dalla batosta.
 Ci dirigiamo verso Bradenton, dovevamo fare alcune tappe sulle spiagge ma l’inconveniente di Martino ci ha ritardato parecchio, quindi rinunciamo e puntiamo vero Sarasota finchè lui dorme ancora.


Decidiamo di fare una tappa non prevista ai Sarasota Jungle Gardens, in modo da fargli fare due passi, prendere aria e distrarsi un po’.
Qui i bimbi si svagano tra alligatori, pappagalli, serpenti, lemuri, fenicotteri rosa, animali esotici di ogni tipo, mentre passeggiamo in una vera giungla come non l’avevamo mai vista, davvero suggestiva.




 
Ripartiamo quindi verso Clearwater decidendo di non fare altre tappe… questa giornata è andata così, non può sempre filare tutto liscio.
Riusciamo a fare la tassativa sosta da Toys’r’Us a Bradenton, che i bambini chiedono in continuazione.
Si comprano le Ugly Dolls di Fao Schwartz, la Mavi un certo diavoletto rosso di nome Dave Darinko e Martino un pipistrello nero, Icebat detto Batty, e sono definitivamente felici come pasque sul sedile posteriore abbracciati ai loro nuovi mostriciattoli! (io mi compro un piccolo orsetto giallo, Nandy Bear. Potevo essere da meno?).


Attraversiamo il suggestivo ponte di Tampa, il Sunshine Skyway Bridge, con i suoi cavi gialli… per la spettacolarità tiene quasi testa al Brooklyn Bridge e al Golden Gate.

Passato il ponte cerchiamo un Publix per fare un po’ di spesa. Pranziamo in auto con yoghurt, grissini al sesamo e altri snack e ci ritroviamo subito dopo in un traffico immane… è pieno di semafori e code, un incubo. E pensare che sulla west coast i semafori erano quasi inesistenti, ouch!
Iniziano ad apparire i grandi cartelloni pubblicitari che da noi non vedremo mai: ci sono i volti sorridenti e patinati di avvocati, medici, addirittura preti, un sacco di simpatica pubblicità sulla Vasectomy e cartelloni di gruppi religiosi estremisti contro l'aborto. Sono pazzi questi americani.

 
Dopo aver fatto indigestione di lentissimi semafori arriviamo finalmente a Clearwater Beach e facciamo il check-in al nostro strano motel, il Gulf Beach Inn, tutto dislocato, azzurro, diverso dai soliti. Pure il proprietario è uno strano personaggio.
La nostra camera ha la kitchenette con un bel microonde per la cena...ottimo.
Posiamo i bagagli e ci buttiamo subito in spiaggia, raggiungibile a piedi dopo un paio di isolati.

 
Tutto qui è molto curato con delle belle docce a forma di tartaruga. La spiaggia è molto affollata, e ci sono tantissimi gabbiani dalla testa nera che ti volano intorno. Mi sdraio sul telo e li fotografo finchè mi svolazzano sulla testa. Nel frattempo il cielo si sdoppia e sembra un fotomontaggio, cose che da noi non succedono. Non so come descriverlo quindi vi invito a osservare la foto qui sopra per capire cosa intendo.

 
Marty continua a fare il bagno tra le onde calde fin quasi a sera… il cielo è un po’ nuvoloso e la luce è spettacolare, dorata.


 Quando inizia a farsi quasi buio rientriamo nel nostro motel e ci prepariamo un bel riso con il chili.
Il giorno seguente, dopo il check-out senza aver fatto colazione, dato che qui non era prevista, ci facciamo un giro per visitare qualche altra spiaggia di Clearwater. Il mattino presto le spiagge sono vuote, e campeggiano le torrette dei lifeguard insieme ai tendoni da matrimoni con i camper dei wedding planner e del catering.


A questo punto salutiamo questa parte di costa e ci dirigiamo nell’entroterra, dove saliremo fino a Tallahassee.
Ci godiamo una panoramica sulla baia di Tampa attraversando i suoi lunghissimi ponti sul mare.
Finalmente a Tampa troviamo un bel Denny’s per una colazione ignorantissima.
Io ordino dei french toast con la salsa di caramello e le fette di banana fresca, servito su un pentolino caldo, con hash brown, pancetta e scrambled eggs… muoio di golosità!


 Anche i bambini si riempiono bene la pancia con pancetta, uova e pancakes e Claudio ordina perfino l’oatmeal, ci rimpinziamo fino a scoppiare. Adoro la formula del free refill per il caffè, paghi uno, prendi finchè vuoi.

Totalmente soddisfatti ancora una volta da Denny’s, ripartiamo per il tratto più noioso della vacanza… la strada verso Tallahassee in mezzo ai boschi è tutta uguale, per nulla panoramica e non finisce mai, l’unica particolarità è che sale e scende in modo bizzarro, sembra quasi di essere a San Francisco.


 Tallahassee rimane una tappa obbligata per raggiungere le spiagge del Panhandle che dicono siano le più belle della Florida.
Sulla strada ci sono numerosi Florida Citrus Center, ne visitiamo uno e scopriamo (oltre al pacchianissimo coccodrillone finto in entrata) che i pompelmi rosa della florida sono formidabili. Prendiamo un po’di frutta e di succo d’arancia fresco per il viaggio, il pela-agrumi che cercavo da tempo e qualche souvenir.
Mi rifiuto di acquistare le testine vere di coccodrillo che qui ti tirano dietro dappertutto, mi fanno davvero pena.

 
Ogni tanto poi ci fermiamo alle rest areas per sgranchirci le gambe - degli autogrill con immensi bagni, tavolini per mangiare e distributori automatici per snack e bevande -  finchè dopo 5 ore di noia assoluta raggiungiamo Tallahassee.
Qui faccio innanzitutto una spesa da Publix, compro un bel po’ degli yoghurt low fat dai gusti stranissimi, couscous, cinnamon roll, grissini e crostini. Dopo la megacolazione di Denny's ci basta smangiucchiare un po’ di grissini e yoghurt nel parcheggio del Publix per essere già pieni.

Andiamo a fare il check-in al Days Inn, non è il massimo rispetto ad altri motel ma ci si adatta, tanto è per una notte e costa pochissimo. Decidiamo però di evitare la piscina, per questioni igieniche e anche perchè è piena di adolescenti di colore allo stato semibrado che fanno un casino pazzesco.

Usciamo per un giro di Tallahasse, passeggiamo attorno al Campidoglio e per alcune vie del centro.


 Tutta la città è caratterizzata da strani alberi (le famose magnolie di Tallahassee) pieni di rami penduli pelosi, che svolazzano al vento. Come in tutte le città degli Stati Uniti che si rispettino, anche qui è pieno di scoiattoli.
Facciamo un altro giretto in auto per vedere le case caratteristiche di qui, davvero belle.
Peccato per i semafori, che qui sono una costante, ci si blocca di continuo ed è davvero pesante.
Rientriamo in motel per la cena, e ci prepariamo un buonissimo couscous con aglio e pinoli.
Domani si torna al mare, per fortuna.
Durante la notte fatico a dormire perchè gli adolescenti decidono di fare i tuffi notturni in piscina strillando come pazzi furiosi, e nessuno li riporta all'ordine finchè non sono esausti.
 
Al mattino facciamo colazione in hotel con bagel al burro salato e cereali , caffè americano e toast, poi la sala colazione viene invasa dagli adolescenti della piscina (una squadra di baseball in trasferta) e finalmente scappiamo via, on the road verso Panama City Beach.

A metà mattinata riusciamo a fermarci in una bellissima spiaggia, all’entrata n.46 della public beach, il mare è bellissimo e Martino fa subito il bagno. É pieno di gabbiani!


 E pensare che Marty ha sempre avuto paura del mare, invece qui l’acqua è talmente invitante che ci si butta senza remore...ha addirittura imparato a nuotare.

Decidiamo di risalire fino a St. Andrews State Park, e lì troviamo un mare che non avremmo mai immaginato… il colore è indescrivibile, sembra quello delle Maldive.
 
Facciamo qui i più bei bagni della nostra vacanza in Florida, galleggiare in quell’acqua che sembra finta sembra un sogno. Valeva davvero la pena allungare il tragitto per vedere questo mare impressionante.

  A malincuore ripartiamo e ci fermiamo a pranzare da KFC, fantastico fast food dove si mangia pollo in tutte le maniere, per la gioia della Mavi.
Supersoddisfatti di questo pranzetto indimenticabile risaliamo diretti a Pensacola.
 Impressionante la casa rovesciata del Ripley’s Believe it or not di Panama City, non te l’aspetti!

Qui lisciamo il primo ponte di raccordo quindi riscendiamo verso Pensacola Beach da ovest verso est. Il traffico è tremendo, sembra che tutto il mondo venga al mare qui.

 
 Per fortuna che poi sulle spiagge non c’è quasi nessuno, tanto sono immense.
Arriviamo in un tratto di strada tra le dune di sabbia bianca che ricorda il parco nazionale delle dune di Fuerteventura.
Cerchiamo un bel tratto di spiaggia e ci fermiamo…è meraviglioso. Siamo solo noi.

 


Ci troviamo di fronte una distesa di sabbia bianchissima che in realtà è polvere di quarzite e non si comporta come la sabbia, è impossibile da compattare con le mani.
Il mare è un po’ troppo mosso per fare il bagno ma ci entriamo fino alle ginocchia alla ricerca di conchiglie.


 Giochiamo, corriamo e saltiamo su questa spiaggia che sembra infinita, poi si fa sera e dobbiamo dirigerci a malincuore verso il nostro hotel a Pensacola.
Raggiungiamo il Palm Court Inn che non è tanto meglio del motel di Tallahassee, ed è pieno di neri non adolescenti con facce non proprio raccomandabili che fumano sigari ma come al solito non ci preoccupiamo più di tanto, a parte farci cambiare una stanza fumatori irrespirabile!
Ci prepariamo il nostro buon risetto a pomodoro – Claudio stringe le chiappe perchè deve usare il microonde della hall piena di neroni, ma torna sano e salvo - e si va a nanna.


Il mattino seguente, dopo esserci accorti che c’è stato un insapettato cambio di fuso orario e abbiamo guadagnato una preziosa ora di tempo, partiamo e lasciamo la Florida. Si passa in Alabama

(Continua il viaggio verso NEW ORLEANS)

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