mercoledì 22 giugno 2011

UTAH on the road


L'on the road verso lo Utah è meraviglioso: prima si passa dal deserto del Nevada alle verdi colline, e il cielo è più limpido e più blu che altrove, con nuvole bianchissime. Poi le rocce diventano rosse, e inizia lo spettacolo vero e proprio.

Decidiamo di fermarci a Panguitch per pranzare, e per fare una piccola spesa al supermarket della cittadina. Sembra il classico posto da film, terribilmente americano. Compriamo dei Bagel e della crema di formaggio alla cipolla, con dei minidonuts per dolce.
Arrivati al Red Canyon, nella Dixie National Forest, ci fermiamo al primo view point per mangiare con calma fuori dall'auto, il vento è fortissimo e ci vola via tutto, però fa un gran caldo e tutto sommato si sta bene.



Passando davanti al nostro hotel (il Bryce Canyon Pines) decidiamo di rimandare il check-in e di visitare prima il parco. Entriamo a Bryce National Park nel primo pomeriggio e scendiamo diretti fino al view point più lontano, lo Yovimpa Point e l'annesso Rainbow Point, ed ecco che già restiamo estasiati.


 Risalendo verso nord con numerose tappe ci fermiamo per ammirare tutti gli altri punti panoramici, Ponderosa Canyon, Agua Canyon, il Natural Bridge, Piracy Point, Swamp Canyon, arrivando al Bryce Point -il più spettacolare - dove ci gustiamo le luci irreali del tramonto sull'Amphitheater.
 
Facciamo sosta anche all'Inspiration Point, al Sunset Point, al Sunrise Point e per finire al Fairyland Point.



Bryce è indescrivibile, gli hoodoos sono una cosa unica, i colori dell'high plateau dello Utah, a perdita d'occhio...che meraviglia.



Intorno a noi è pieno di grossissimi corvi, e io me ne innamoro cercando di fotografarli ad ogni occasione! Devo avere un'innata inclinazione per il birdwatching che non ho mai soddisfatto.



Rimaniamo con il rimpianto di non aver percorso il Navajo Loop trail tra gli hoodoos, consapevoli che era qualcosa di veramente imperdibile, ma i bambini sono stanchi e non è il caso di impegnarli in due ore di cammino con discese e salite. Rimarrà ad ogni modo il più grosso rimpianto di questa vacanza. Risaliamo quindi verso nord e avvistando i cervi usciti allo scoperto col calar della sera, raggiungiamo il nostro hotel, molto carino e accogliente, appena fuori dal parco.

Ci rendiamo conto di aver perso un'ora perchè nello Utah il fuso orario cambia...non sono le  7 di sera bensì le 8, e ci sbrighiamo per la cena allo storico ristorante del Bryce Canyon Pines, dove mangiamo dell'ottima carne cucinata all'americana e la loro mitica lemon pie.


Purtroppo a Bryce pioviggina e fa molto freddo, quindi rimettiamo i pile che avevamo archiviato nella death valley.
Si va a nanna, e passo la mia prima e unica notte disturbata negli Usa, forse per via della digestione o più probabilmente per il jet lag...mi gira la testa e mi sento disorientata, che brutta sensazione. Prendo la melatonina e le erbe della notte e riesco finalmente a dormire.

Il mattino seguente saltiamo la colazione dell'hotel e partiamo presto per Moab, percorrendo la Scenic Byway 12, una delle più belle scenic drive d'America.


Ogni cambio di paesaggio merita una foto, i colori sono sensazionali, la zona è montagnosa con un sali-scendi tra le rocce rosse e la vegetazione verdissima. Non c'è nessuno sulle strade, non ci sono centri abitati e ci pare impossibile riuscire a fare colazione.
Arrivati ad Escalante, circondati da magnifici paesaggi e da rocce rosa confetto, ad un tratto scorgiamo un'insegna che indica il Kiva Coffeehouse, e ci fermiamo stupiti di aver trovato un posto tanto delizioso senza saperlo...si tratta di una caffetteria rustica tutta in legno, rotonda, abbarbicata sulle rocce rosse con le vetrate panoramiche, un bellissimo posto nel nulla...assolutamente accogliente, dove ci regaliamo una delle nostre migliori colazioni americane a base di pancakes,  i migliori che ho mai provato.

 Proseguiamo poi sulla scenic byway 12, passiamo per Boulder, con le sue fattorie i suoi stranissimi sassoni neri tondeggiandi, e su consiglio dei locali all'altezza di Torrey prendiamo la scenic byway 24 verso Hanksville.

Scelta ottima, entriamo nel Capitol Reef National Park dove riusciamo a vedere degli spettacolari view point, alcuni goosenecks dei canyons e gli imperdibili petroglifi, incisioni rupestri degli indiani di secoli fa, sulle pareti rosse.


Proseguendo il paesaggio cambia e attraversiamo delle immense foreste di pioppi (aspen trees) dai tronchi bianchissimi, ad un tratto un cervo pazzoide prima ci affianca sulla destra correndo, poi ci taglia la strada davanti all'auto per scappare nel bosco a sinistra e rischiamo seriamente di investirlo. Che strilli! Un bello spauracchio.

Ad Hanksville - cittadina di svitati a giudicare da come decorano le case! - facciamo uno dei pranzi più assurdi del nostro on the road...i bimbi finiscono i bagel col formaggio, e noi entriamo nel food mart di un benzinaio dove scopriamo l'angolo fai-da-te per costruirsi hot dog e sandwiches con salse e salsette, forni e fornetti, in tutta autonomia...poi si paga (pochissimo) alla cassa!


Dopo Hanksville proseguiamo sulla scenic byway 24 verso nord fino ad immetterci sulla hwy 70, e scendiamo verso Moab sulla us 191. I paesaggi on the road sono pazzeschi, direi lunari. Ci sembra di guidare su un altro pianeta, le rocce si fanno grigie, maestose, di forme assurde, lande desolate a perdita d'occhio. Tremendamente suggestivo, finchè non ci si avvicina a Moab e le rocce rosse riprendono a dominare il paesaggio. Nella prateria a lato della strada scorgo un avvoltoio dalla testa rossa che pasteggia con una carcassa.

Prima di entrare a Moab viriamo a sinistra ed entriamo ad Arches National Park. Indescrivibile meraviglia. Innumerevoli buchi nelle rocce che creano gli archi caratteristici di questa zona, e torri naturali che ti sovrastano a lato strada. Wow.


Facciamo prima il trail per il Delicate Arch, poi vediamo la Balanced Rock, poi saliamo fino al Devil's Garden per il trail del Landscape Arch, strepitoso.
Il tempo cambia velocemente nello Utah, e si passa dal nuvoloso al cielo pulito e poi di nuovo al nuvoloso in brevissimo tempo: le nuvole hanno una velocità di spostamento che noi italiani non conosciamo. Riusciamo così ad apprezzare i colori delle rocce tra i vari cambiamenti di luce...con il nuvoloso i rossi si accendono incredibilmente.
Il trail è bellissimo, si cammina sulla sabbia rossa in un paesaggio surreale di rocce dalle strane forme e piante ancora più strane. Gli alberi sono aggrovigliati, i tronchi arrotolati. Il paradiso per un fotografo! Tra i cespugli si vedono gechi e leprotti.
Il tempo inizia a farsi brutto e decidiamo di scendere al Tunnel Arch, poi al Pine Arch, alle Windows e per finire al Double Arch.



Inizia a farsi sera, quindi usciamo dal parco e andiamo a Moab, altra americanissima cittadina da film, facciamo il check-in al Bowen motel (e ancora non abbiamo trovato un motel di cui essere scontenti).
Mavi chiede Pizza Hut per cena e la accontentiamo. Si conclude anche questa giornata, col pensiero che per fortuna non abbiamo depennato Moab dal nostro itinerario come gran parte delle persone interpellate ci avevano suggerito: è senza alcun dubbio uno dei posti più belli che abbiamo visto.



Il mattino seguente facciamo colazione all'hotel con bagel e peanut butter, ciotole di cereali e latte, orange juice e pane tostato. Ma Claudio non contento mira alla Pancake Haus della cittadina, e alla fine si regala i suoi tanto sospirati blueberry pancakes. Facciamo un giretto tra i negozi di Moab, c'è bel tempo e fa caldo.

Dopo il check-out dal motel torniamo indietro fino all'imbocco del Dead Horse Point State Park, per vedere il punto dove Thelma e Louise si sono suicidate. Bellissimo, un paesaggio straordinario a perdita d'occhio, col fiume verde che curva tra le rocce rosse.

Indecisi se proseguire per aver commesso l'errore di non fare benza prima, ci facciamo consigliare da un ranger e decidiamo di intraprendere la via di Canyonlands State Park, misurando con ansia ogni litro di carburante. Altro posto stupefacente.


Ammiriamo l'Overlook sul Green River e poi infastiditi dai moschini dello Utah, ci facciamo il trail verso il Mesa Arch, bellissimo. Martino mal sopporta i moschini, si lamenta un sacco ma alla fine ce la fa, e io tento anche l'attraversamento del Mesa Arch camminandoci sopra, purtroppo le vertigini hanno la meglio su di me.

 Dopo aver amirato le lande dei canyon ritorniamo a Moab con la benzina a cicco, riempiamo il serbatoio e pranziamo al mitico Moab Diner, un ristorantino americanissimo dove si mangia strabene, memorabile il loro gelato alla crema con gli Oreo sbriciolati dentro. Soddisfattissimi di questo pranzetto partiamo alla volta di Mexican Hat.


Passiamo da Hole'n'the rock a Monticello, un posto davvero strano, ma Cla ha sonno e io decido di non spendere dei soldi per visitare un folle negozio di souvenir scavato nella roccia. Quindi guidiamo e dormiamo a turno finchè raggiungiamo la famosa roccia a forma di messicano col cappello...siamo quasi arrivati al nostro prossimo motel.


Alloggiamo al San Juan Inn, un motel affacciato sul fiume San Juan e abbarbicato a ridosso delle rocce rosse, davvero particolare. Facciamo il check-in e ci rilassiamo un pò, infine ceniamo al ristorante del posto gestito dagli indiani navajo, con dei tacos fritti enormi, chili con carne e verdure. Fa strano pensare che siamo nel nulla più assoluto, distanti ore e ore da tutto, eppure stiamo così bene. C'è solo pace in questo angolo sperduto della terra.



Emozionati, il mattino dopo partiamo prestissimo per ammirare l'alba sulla Monument Valley dalla hwy 163. Come descrivere l'emozione di vedere la lunga strada solitaria che percorre la vallata e di scorgere all'orizzonte quella skyline inconfondibile vista tante volte in fotografia. Ci fermiamo nello spiazzo più indicato e aspettiamo l'alba per farci foto idiote con il paesaggio più western del west che si accende davanti a noi. Meraviglia delle meraviglie.

 Quando il sole sorge del tutto i colori si appiattiscono rapidamente, quindi proseguiamo ed entriamo nella Navajo Nation Reservation: siamo al confine tra lo Utah e l'Arizona.


 Sono gli indiani Navajo che gestiscono l'accesso alla Monument Valley, quindi paghiamo ed imbocchiamo lo sterrato...pazzia, non pensavamo fosse così dissestata! Il primo tratto è molto in pendenza e il nostro suv traballa un sacco durante la discesa. Inizia la nostra avventura tra le butte e le mesas...non c'è nessuno a parte noi, si sta benissimo.

 Facciamo un giro di quasi due ore tra gli sterrati nella valle, fermandoci a più riprese per ammirare il paesaggio dei film western nei vari scenic point sul percorso, come il John Ford's Point.

 Troviamo dei ranch di cavalli navajo e i bimbi giocano con un cucciolo di cane impolverato  e simpaticissimo.
L'uscita dallo sterrato è ostica, il nostro suv si insabbia e quasi rimaniamo bloccati.
 Per fortuna riusciamo a liberarci, ma solo dopo aver alzato un polverone assurdo che ci ha impiastricciato tutta la macchina.



Facciamo una sosta al mercato degli indiani navajo dove Mavi si compra una collanina col bisonte e io il mio magnetino di Kokopelli e un piccolo dreamcatcher.


Lasciamo la splendida Monument Valley e diciamo addio allo Utah che ci ha incantati coi suoi paesaggi e i suoi colori...si entra in Arizona!

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